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I l   C o r n e t t o

Scarica PDF sulla storia del cornetto!

Il cornetto è universalmente considerato lo strumento principe del Rinascimento – ebbe la sua fortuna tra il XVI secolo e la prima metà del XVII – considerato tale per la sua versatilità e la sua incredibile capacità di imitare la voce umana, canone estetico predominante in tutto il periodo. Questa versatilità era ricercata sopratutto nella capacità di poter suonare in vari “modi”, intesi come moderne tonalità, piano & forte e con espressività. Si viene da un periodo dove sono pochi gli strumenti ad avere queste caratteristiche “umane”, appunto.
Chiamato Cornetto in Italia, Zink in Germania, Cornet à bouquin in Francia, Corneta in Spagna, Cornett nei paesi anglofoni.
Formato da un corpo sommariamente simile a quello di un flauto dolce su cui è innestato un piccolo bocchino simile a quello di una tromba, il cornetto è difficile da costruire quanto da suonare. Un blocco di legno viene tagliato in due metà, su ciascuna separatamente viene ricavato a mano mediante sgorbia il canneggio interno che è conico e curvo contemporaneamente, esternamente viene ottenuta la caratteristica forma ottagonale, quindi le due metà vengono fatte combaciare per essere legate insieme e rivestite di pelle o pergamena. Una varietà di accessori e decorazioni caratterizzavano le aree geografiche e i tratti distintivi delle botteghe artigiane.
Il bocchino era generalmente tornito da un pezzo di corno di bovino, ma anche di legno duro (grenadilla) o di avorio, mentre il corpo dello strumento veniva realizzato in grande maggioranza in legno di bosso e meno frequentemente in legno da frutta come il sorbo, ma eccezionalmente poteva essere costruito in avorio.
Come tutti gli strumenti del Rinascimento anche il cornetto apparteneva ad una “famiglia” che copriva l’equivalente dei registri vocali soprano-alto-tenore-basso, una varietà di taglie che partivano dal cosiddetto cornettino (un cornetto soprano in DO, alla quarta superiore del cornetto più conosciuto), passavano per il Tenore detto lisarda, fino al serpentone, il Basso del consort chiamato così per la sua forma a “S” che ricorda un grande serpente.
Il cornetto ha le sue varianti nel cornetto dritto (Gerader zink o Cornet droit), identico a quello curvo nelle dimensioni e caratteristiche sonore, ma dritto e non rivestito di pelle, e il cornetto muto (Stiller zink o Cornet muet), simile a quello dritto, ma con il bocchino ricavato direttamente nello strumento, detto muto per il suono delicato, dolce e poco presente.
La sua versatilità permetteva al cornetto di essere impiegato tanto nella musica colta (musica sacra, sonate) quanto in quella profana (danze), tanto nelle chiese e nelle corti quanto all’aperto. Capace di sonorità vicine a quelle della tromba quanto di dolcezza ed eleganza che gli permettevano di suonare insieme alle voci, ai flauti e alle viole.
Il suonatore di cornetto era straordinariamente remunerato e tenuto in altissima considerazione in ambito sociale: Benvenuto Cellini riferisce che il favore di cui godeva presso il Papa Clemente VII venne a seguito di una sua esecuzione della parte di soprano di alcuni mottetti.
Esistevano due livelli di suonatore di cornetto: quelli che quotidianamente accompagnavano il vastissimo repertorio della liturgia raddoppiando o sostituendo le voci della polifonia sacra e quei pochi virtuosi che interpretavano le ben famose sonate e canzoni di D. Castello, G. Dalla Casa, G. Bassano, F. Rognoni, G. B. Grillo, G. B. Fontana con diminuzioni virtuosistiche da capogiro frutto di uno studio teorico e pratico durissimo che diede poi vita a trattati oggi preziosissimi per avvicinarsi alla prassi esecutiva dello strumento.
Centri nevralgici della produzione di musica e strumentisti furono Venezia, la culla di Andrea e Giovanni Gabrieli, e Roma, quella di Giovanni Pierluigi da Palestrina.
La leggenda vuole che la peste del 1630, falcidiando molta della popolazione di Venezia, cancellò una intera generazione di musicisti determinando in larga parte il declino dello strumento orfano di esecutori capaci, ma con ogni certezza fu la emergente esuberanza del violino che lo portò a soccombere e a perdere il primato di strumento solistico per eccellenza.